Riflessioni sul bene - Cerchio Luce, la voce del silenzio di Bruno Daolio

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Riflessione sul Bene. "Dio " e il Male " Satana "



Io credo che non ci sia mente colta e pensante, per la quale Satana possa rappresentare ancora un'entità individuale, Spirito e Signore del male, in perenne e cosciente opposizione a Dio. Il concetto stesso della relatività del "bene" e del "male", va sempre più formandosi strada fra mille pregiudizi, a mano a mano che in noi si sviluppa e afferma quello del progresso evolutivo di tutto ciò che ha vita.
Il progresso consiste nell'accumulare e assimilare esperienze, in virtù delle quali ogni singolo individuo, atomo di materia, cellula, organismo o uomo, impara a rispondere ai vari stimoli esterni o interni, in modo da allontanarsi sempre di più da quello che, per lui, fu il punto di partenza e sempre più approssimarsi a quello che, per lui, segna la mèta, la propria perfezione. Se è vero che l'intero ciclo evolutivo si compone di due periodi principali. Di materializzazione il primo, e di spiritualizzazione il secondo (e sul piano fisico ne abbiamo una prova nelle nebulose che vanno man mano condensandosi e materializzandosi, fino a raggiungere nel minerale il grado massimo di densità, da cui ha poi inizio il secondo periodo). Possiamo dire che
bene è tutto ciò che tende ad allontanare ogni individuo dal proprio punto di origine, facilitandone l'approssimarsi alla propria mèta; e male tutto ciò che tende a trattenerlo o farlo retrocedere verso il punto di partenza, e allontanarlo dalla mèta. Così posto il problema, appare chiaro, che quanto per uno dei due periodi costituisce il bene, rappresenta invece il male per l'altro periodo. E quella stessa Forza Divina, che tutto sostiene e sospinge al progresso, può dalla limitata coscienza dei singoli individui essere attribuita a Dio o a Satana, secondo i casi. Quello che per l'uno è Dio, è Satana per l'altro e viceversa. Non solo, ma anche prendendo a considerare i soli individui del secondo periodo e, fra essi gli uomini, possiamo facilmente renderci conto che quanto è vantaggioso per uno, può per un altro essere dannoso, secondo il grado d'evoluzione e la linea di sviluppo. Cosi per l'uomo primitivo, selvaggio, incapace ancora di qualsiasi emozione, tale che scuotendo la naturale apatia, riesca a destare in lui un principio di ragionamento, e spingerlo cosi a un'azione meditata per raggiungere un determinato scopo, l'egoismo rappresenta un progresso e quindi un bene, e perciò uno stimolo proveniente da Dio. Per l'uomo superiore, invece, l'egoismo rappresenta uno dei principali stati d'animo che si attribuiscono all'influenza di Satana.
Da quanto precede, se risponde a verità, si possono dedurre alcune considerazioni capaci di fornire insegnamenti preziosi. In primo luogo -
per quanto il voler generalizzare, specialmente in materia morale e spirituale, sia sempre pericoloso โ€” chi volesse stabilire una specie di graduatoria circa la gravità dei singoli difetti o "peccati", potrebbe avere una guida sicura nel valutare quali fra essi maggiormente allontanino dalla mèta spirituale. Caratteristica principale della Spiritualità l'Amore che tutto dona e nulla chiede, il senso e la coscienza della Non-separatività. L'Unione, l'unità. Il triste primato spetta pertanto a quello fra i difetti che più contrasta con tale caratteristica, avendo per essenza la separatività, l'accaparramento; e cioè all'egoismo in tutte le sue gradazioni, dalla più semplice forma di egocentrismo fino all'odio e alla crudeltà. Riuscirà facile a ognuno completare simile graduatoria, su cui non è il caso di insistere. Altro insegnamento possiamo trarre dalla considerazione che, per quanto nella nostra ignoranza possiamo a volta a volta attribuirla a Satana o a Dio, la forza che sospinge all'azione è unica ed è sempre Forza Divina, che, non conoscendo pregiudizi di "bene " e di "male", d'altro non si cura se non di quanto possa essere utile al nostro progresso. Ora: il progresso, abbiamo visto, consiste essenzialmente nell'accumulare esperienze, affinché la coscienza possa trarne ammaestramenti e sviluppare in sé il discernimento e la forza necessaria per ispirare a questo le azioni e i sentimenti della personalità inferiore, in modo da acquistare assoluta padronanza su di essa, trasformandola da tiranna in docile strumento. Perciò, fino a che tale discernimento e tale forza d'animo non abbiano raggiunto il più alto grado di sviluppo, le opportunità di cadere in errore, e le tentazioni, si presenteranno numerose e sempre più assillanti e imperiose; poiché nessuna facoltà e nessuna forza possono manifestarsi e svilupparsi se non contrastate da una resistenza. Ogni sforzo per vincere la tentazione costituisce, per se stesso, un proporzionato progresso, in quanto, esercita e irrobustisce la Volontà, e conferisce vigore all'animo. E questo indipendentemente dall'esito; che, anche se esso è negativo, se cioè, dopo aver più o meno a lungo lottato, si finisce col cedere e cadere, la caduta porterà le sue conseguenze (che si tramutano in esperienza), ma non può in alcun modo diminuire o annullare il benefico effetto dello sforzo stesso.
Stolto sarebbe il voler interpretare quanto precede come un tentativo per glorificare, o, quanto meno, per legittimare il cosiddetto "peccato"! I1 dolore stesso, fisico o morale, che a ogni caduta consegue, dice in modo abbastanza eloquente a chi vi è incorso che egli ha errato. Ma quello che, in termini di progresso, costituisce il problema del "bene" e del "male" è soltanto il fatto di avere o non aver lottato, o di avere insufficientemente combattuto; poiché ogni vittoria rende meno ardua la lotta successiva, mentre ogni caduta,
per mancata lotta, diminuisce le probabilità di successive vittorie, ritardando così l'evoluzione. Ma chi mai potrà conoscere le interne lotte altrui, valutarne l'intensità e arrogarsi quindi il diritto di giudicare moralmente e spiritualmente chi ha errato?
Il noto concetto cui poco fa si è accennato, che nessuna forza può manifestarsi se non contrastata da resistenza inerte, o attiva in senso contrario, suggerisce una nuova considerazione, ricca di profondo ammaestramento. Un esempio: Chiunque voglia trasportare da un luogo all'altro un oggetto qualsiasi, lo afferra e sostiene, esercitando su di esso pressione in due direzioni opposte, per mezzo del pollice da un lato e dalle altre dita dall'altro lato. Se consideriamo ora queste dita come individui dotati di coscienza propria, ma incapaci di conoscere e intuire le intenzioni e la volontà dell'essere umano cui appartengono. Il cervello trasmette loro l'ordine di far pressione contro quel dato oggetto; e, nella loro limitata coscienza, essi credono di doverlo abbattere o respingere. Ma ogni loro sforzo è vano, che il pollice, da parte sua, esercita una corrispondente pressione in senso opposto. Questa forza contraria appare a loro malefica, satanica, perché in opposizione a quella, che ritengono essere la Volontà del loro Dio, l'uomo. E seguitano a lottare fino a che non pervenga a loro l'ordine di desistere. Ordine che essi interpretano come segno evidente di sconfitta, non essendosi per nulla accorti che, durante l'apparente lotta, la vera volontà dell'uomo stava compiendosi. Una terza forza, infatti, a loro ignota, quella del braccio, che trasportava frattanto pollice e oggetto e loro stessi nel luogo voluto dal loro Dio.
Quanto sovente noi uomini ci impegniamo a fondo in un'impresa che riteniamo utile e necessaria, e disperatamente lottiamo fino a che, convinti dell'impotenza nostra, e maledicendo alle avversità che coronano di apparente insuccesso ogni nostro sforzo, desistiamo scoraggiati, senza renderci conto che quello che realmente importava, non era il fine che ci proponevamo, ma soltanto lo sforzo che compivamo! È quindi saggezza agire del nostro meglio, compiere ogni sforzo possibile tendente a quello che riteniamo essere il nostro dovere; e mai lasciarci scoraggiare e accasciare dai risultati e dagli apparenti insuccessi. Poiché nella nostra coscienza inferiore non conosciamo il vero scopo per cui fummo spinti all'azione, e inoltre, perché lo scoraggiamento e l'accasciamento sono forze negative, che deprimono fisicamente e moralmente e offuscano la nostra intuizione.
La marcia evolutiva, nel suo primo periodo, tende (come si è detto in principio) alla materializzazione, mentre, nel secondo periodo, essa tende alla spiritualizzazione. Prima di raggiungere il suo massimo grado di densità fisica nel regno minerale, la materia, secondo gli insegnamenti dei vari teosofi, costituisce i cosi detti regni elementari, in cui essa impara a rispondere dapprima a tutte le vibrazioni del pensiero, e poi a quelle delle emozioni e dei desideri, e infine, sul piano fisico, a quelle della luce, dell'elettricità, del calore, ecc, densificandosi sempre più. A tal genere di materia appartengono appunto gli atomi che costituiscono il nostro veicolo mentale, emozionale e fisico; atomi che, come ognuno sa, vanno continuamente ricambiandosi, abbandonando cioè il corpo di un individuo per passare a far parte di quello di un altro individuo capace di fornire loro vibrazioni più violente e materiali di quelle già sperimentate. Tutti questi atomi, con il loro naturale istinto tendente alla materializzazione, presi collettivamente, costituiscono quasi una seconda anima in noi (il cosiddetto Elementale mentale o emozionale o fisico) contro i cui impulsi la nostra coscienza, tendente invece alla spiritualizzazione, deve sostenere una continua e non facile lotta. Ecco Satana, il vero Satana, l'oppositore e tentatore. Il supposto nemico di Dio. L'angelo, cacciato dal Paradiso e condannato a scendere nei Regni Inferiori, tra le fiamme (vibrazioni) che sono sempre più cocenti e violente. Nemico di Dio in apparenza egli è; che, invece, in realtà, è Suo agente utilissimo, indispensabile, senza il quale nessun progresso sarebbe possibile. Poiché, ripetiamo, nessuna forza può manifestarsi e svilupparsi, se non contrastata da altra forza inerte o contraria; ne potrebbe intensificarsi, senza lotta continua e tenace.

E ora vediamo quale insegnamento, quale ammonimento, possiamo trarre da tutto ciò. Ogni organizzazione umana che realmente miri a scopi evolutivi, di progresso, sia nel campo sociale o politico, sia in quello religioso o filosofico, può facilmente essere considerata come un entità che tende a continuamente progredire e perfezionarsi, per sempre più e meglio compiere un lavoro disinteressato e altruista. Simile entità ha per coscienza superiore l'ideatore e animatore dell'organizzazione, la quale, con le sue finalità, rappresenta la coscienza inferiore in corso di evoluzione; e i gregari ne rappresentano gli atomi e le cellule del corpo fisico. In questo caso, però, tali cellule e atomi, trattandosi di esseri umani, che sono dotati d'intelligenza e di coscienza vere e proprie, e, per loro evoluzione individuale, tendono (o dovrebbero propendere) verso la stessa direzione cui tende l'organizzazione della quale, per propria elezione, fanno parte. Se cosi stessero le cose, se, cioè singolarmente e collettivamente essi, in realtà conformassero le loro azioni e il loro modo d'essere unicamente a quanto favorisce la loro evoluzione individuale. L'aspetto, diciamo cosi, legittimo e quindi benefico di Satana, sarebbe, per ogni organizzazione rappresentato soltanto dall'ambiente esterno entro cui essa vive e agisce: dalla moltitudine esterna che essa tende appunto di scuotere dalla propria apatia e insensibilità, per trasportarla, con la propaganda, con gli insegnamenti, e, soprattutto, con l'esempio, un passo più avanti sulla via del progresso evolutivo. Ciò nondimeno purtroppo è la regola, che i gregari stessi, assumano abusivamente (per quanto, a volte, involontariamente) le funzioni di Satana, esercitando in tal caso un'azione tutt'altro che benefica, sia verso l'organizzazione, sia verso se stessi. Col cedere agli istinti inferiori, anziché scrupolosamente attenersi alla propria coscienza superiore, ognuno di essi, invece di tutto dare di se alla propria associazione, senza nulla chiedere (neanche il riconoscimento), pensa quasi soltanto a valersene per i propri fini personali egoistici, a trarne il maggiore profitto, sia esso materiale, morale o intellettuale (non spirituale per certo, poiché nessun profitto spirituale si ottiene accaparrando, ma solo invece col dare senza speranza di ritorno!). Inoltre, per istinto d'inerzia conservatrice, di repulsione verso tutto ciò che comporti sforzo e lotta, ognuno tende non solo ad affermarsi, ma a stabilizzarsi definitivamente nelle posizioni conquistate (negli insegnamenti in parte assimilati). Trasformando โ€” specialmente nel campo religioso o filosofico โ€” questi insegnamenti in dogma. Creando cosi, un ambiente e un'atmosfera di fede assoluta, (il più delle volte inintelligente, incomprensiva e cieca), in un'autorità che, anche suo malgrado, sia considerata perfetta e infallibile; creando luoghi comuni e stereotipati atteggiamenti; considerando come eresia e minaccia qualsiasi tentativo di apportare nuovo e più possente alito animatore e purificatore in tale atmosfera viziata; fossilizzando, insomma, cristallizzando quella vita, che dovrebbe e vorrebbe invece evolvere liberamente e liberamente alimentarsi di sempre rinnovellato ossigeno, aspirare a sempre nuovi e più vasti orizzonti, trasformarsi e rafforzarsi per virtù di sano e intelligente criticismo chiarificatore, purificatore e indagatore. Con ciò, i gregari, oltre a compiere opera nefasta verso la propria organizzazione e le sue finalità, e ad accrescere abusivamente le difficoltà di chi ne è l'animatore, agiscono in senso contrario anche a quello che è il loro vero interesse, col racchiudersi in una ferrea cinta di nozioni e attività limitate, in una vera prigione impenetrabile a ogni nuova energia vitale, entro cui ogni loro spiritualità ristagna, isterilisce e degenera in pregiudizio. E il pregiudizio è schiavitù, è ceppo che ostacola, ritarda, rende anzi impossibile una qualsiasi successiva ascesa evolutiva. Questo è il pericolo contro di cui, tutti e sempre, gli Istruttori han posto in guardia i propri seguaci. Questo il pericolo che, sin dalla fondazione della società teosofica, ci è stato additato. Questo l'ammonimento che insistente ricorre, oggi più che mai, nel nuovo messaggio che sta risuonando per il mondo intero, per bocca di colui, che liberandosi da ogni ceppo e schiavitù, è assurto al sommo grado di maestro del mondo.


 
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